Karamoja

La popolazione karimojong abita una regione della Repubblica Ugandese situata nella zona nord-orientale del Paese. In questa regione l’importanza che il fattore ecologico riveste  nel determinare alcuni aspetti della vita sociale dei Karimojong é enorme. Infatti, l’ambiente naturale di una società ha variabili effetti che condizionano la sua organizzazione. Essi diventano più ovvii se si considera che le difficoltà naturali e le limitazioni tecnologiche pongono ostacoli all’umana sussistenza. Ma ben poche comunità umane hanno una sola via possibile nell’utilizzazione del proprio ambiente. Generalmente, invece, viene espletata una scelta tra le diverse risorse disponibili. E’, quindi, estremamente importante studiare l’ambiente non semplicemente in quanto tale, ma in quanto teatro di una serie continua di scelte da parte degli abitanti e, di  conseguenza, di un’ininterrotta interrelazione tra ambiente e abitanti.  Mentre l’ambiente naturale in sé stesso ben difficilmente ha una propria significatività sociale, é invece socialmente significativo il complesso delle azioni tendente a realizzare gli scopi che la popolazione si prefigge.

Il Karamoja è dunque una regione situata nel nord-est del paese, al confine con Sudan e Kenya; è un altopiano che occupa una superficie di 21.905 Kmq., con altitudine tra 1356 e 1524 metri s.l.m.. La temperatura varia fra i 21 e i 36 gradi centigradi, con una media annua superiore ai 30°C.

La popolazione secondo un censimento effettuato nel 2002 era di circa 1.217.700 abitanti, con un aumento di circa il 3,5 % annuo, secondo le ultime stime. La densità degli abitanti è comunque tra le più basse dell’Uganda

Il Karamoja è tra le aree a più basso Indice di Sviluppo Umano del Pianeta (HDI – Human Development Index). Tale indice, compreso tra 0 e 1, viene calcolato integrando Prodotto Interno (Domestico) Lordo, attesa di vita alla nascita e scolarità. Mentre l’Uganda realizza un HDI di 0.404, (158° posto sul totale di 174 nazioni della Terra), il Karamoja totalizza 0.18 (per un paragone, il più alto indice mondiale è raggiunto dalla Norvegia con 0,98 , mentre l’Italia si attesta a 0,92).

I Karimojong costituiscono la grande maggioranza degli abitanti del Karamoja; si dedicano alla pastorizia seminomade, a differenza della maggior parte degli altri ugandesi, che sono fondamentalmente agricoltori stanziali. Il nomadismo dei Karimojong consiste nella migrazione dei clan ogni 2-3 anni alla ricerca di nuovi pascoli; vi è anche un nomadismo stagionale, con migrazione degli uomini con gli animali verso i kral in montagna, durante la stagione secca.
Viene inoltre praticata un’agricoltura di sussistenza, basata soprattutto su sorgo e fagioli. Negli ultimi anni questa attività stanziale ha visto un interessante incremento, anche se resta molto dipendente dalla capricciosità delle precipitazioni.

I Karimojong appartengono al gruppo dei nilotici delle pianure e si differenziano pertanto dagli altri ugandesi anche per il ceppo etnico-linguistico: si sono stanziati in Karamoja nel XVIII secolo, migrando dall’Etiopia ed entrando così in contatto con le diversissime popolazioni del sud (del gruppo linguistico Bantu del Niger-Congo). Il termine karimojong si riferisce in generale a tutti gli abitanti del Karamoja, anche se nella regione vi sono altre etnie diverse da quella karimojong propriamente detta.

L’intera area è teatro di continui attriti tra le varie etnie, per il controllo del territorio. La violenza per la pratica di reiterati furti e di feroci razzie di bestiame non determina condanne socialmente rilevanti. Negli ultimi anni le lance sono state sostituite da fucili automatici con conseguente notevole aumento di morti e di feriti da arma da fuoco.

Le armi hanno determinato però spostamenti di popolazione rilevanti, che rendono ancor più precaria la sopravvivenza dei Karimojong, già resa difficile a causa della siccità e dalla carenza di cibo. Un’energica e capillare azione dell’esercito ha ridotto fortemente la diponibilità di armi da fuoco, per cui al momento la situazione delle razzie intertribali si è andata ridimensionando.

Socialmente i karimojong sono organizzati attraverso un sistema informale legato al potere decisionale degli anziani. Le decisioni vengono prese collettivamente ed esclusivamente dagli uomini.

Le donne non hanno potere decisionale, ma costituiscono l’ossatura delle attività domestiche: cura dei bambini, coltivazione dei campi, costruzione delle capanne, approvvigionamento di acqua , legna da ardere, preparazione e cottura del cibo, vendita dei prodotti d’allevamento.

A causa di storici problemi di sicurezza sociale, la popolazione vive abitualmente in villaggi protetti da palizzate e rovi spinosi. Ogni villaggio ospita in media dai 50 ai 400 abitanti e prende il nome dal più anziano che vi abita.

Le capanne che formano il villaggio sono costruite con legna, fango e sterco di animali, hanno il tetto di paglia e il pavimento costituito da fango e sterco bovino.

Sono scarsamente ventilate e sovraffollate durante la notte. Queste condizioni favoriscono la diffusione di malattie infettive come la tubercolosi e la meningite, che infatti sono frequenti.

Il Karamoja è diviso amministrativamente in sette distretti, da nord a sud Kaabong, Kotido, Abim, Moroto, Napak, Amudat, Napak e Nakapiripirit. Le vie di comunicazione sono totalmente sterrate e rese difficili in caso di piogge e di imprevedibili aggressioni da parte di bande di predoni armate con l’onnipresente fucile Kalasnikov.

Nella regione sono attivi 5 ospedali (di cui Matany è il più efficiente) e numerosi Health Centre, la cui accessibilità è ridotta a causa delle grandi distanze da percorrere

Il Distretto di Napak, creato nel 2010 per suddivisione di quello di  Moroto, ha come ospedale di riferimento il  S. Kizito di Matany, ospedale privato non profit.

Censimenti e crescita della popolazione