Il Karamoja, inteso dal punto di vista politico-amministrativo, è una delle nove province dell’Uganda e ha tratto il proprio nome dalla forte preponderanza della popolazione karimojong sulle altre. Tutti gli abitanti del Karamoja sono Niloti. La grande maggioranza fa parte del gruppo dei Niloti delle Pianure. Esistono poi un piccolo gruppo di Niloti degli Altopiani e uno di Niloti di Fiume-Lago. Inoltre, sussistono piccole zone del territorio ancora occupate da genti pre-nilotiche non assimilate.
Attualmente la suddivisione amministrativa si articola su sette Distretti, quasi del tutto corrispondenti alle antiche Contee. Essi sono da nord a sud: Kaabong (540.500 ab), Kotido (203,900 ab.), Abim (92.500 ab.), Moroto (97.900 ab,), Napak (112.700 ab.), Amudat ( 63.600 ab.), Nakapiripirit (106.600 ab.).
L’Uganda é, nel suo complesso, un interessante punto di confluenza di genti appartenenti a varie etnie. Tenendo presente che la popolazione africana appartiene a tre tipi fisici fondamentali, il tipo negroide, il boscimanoide e il caucasoide, nell’Africa orientale e in particolare in Uganda la popolazione é quasi interamente negroide. Questa definizione trae il proprio fondamento da differenze fisiche che, per la verità, non sono molto utili nella classificazione dei vari gruppi tribali.
La distinzione tra i tipi razziali é vaga e le variazioni individuali enormi. E’, quindi, molto difficile classificare i gruppi tribali in base a generiche apparenze fisiche. Secondo queste classificazioni di ordine razziale si creò, tempo addietro, la categoria dei Camiti – denominazione di carattere etnico e linguistico derivata dalla Bibbia (discendenti di Cam, figlio di Noè, in riferimento alla tavola dei popoli del cap. 10° della Genesi), per indicare un insieme vasto ed eterogeneo di popolazioni africane, accomunate dalla pratica dell’allevamento e dalla presenza di gerarchie sociali definite – che avrebbe dovuto annoverare, tra gli altri, anche il gruppo Karimojong come gruppo appunto nilo-camita. I Camiti erano considerati tali attraverso analisi ora linguistiche, ora fisiche, ora culturali in genere, ma sempre in maniera vaga e in base alla presunzione che i tratti fisici di tali popolazioni fossero tra i più simili a quelli europei. Per di più il problema camitico fu sempre fortemente distorto dalla sua associazione con le attitudini pastorali e quindi con attitudini di vita migratoria determinate dalla ricerca stagionale di pascoli e di acqua, sistema questo che in genere non incoraggia lo sviluppo di culture tecnicamente avanzate o di sistemi politici stabili. L’uso del termine camita per descrivere un tipo fisico o meglio razziale deve perciò essere evitato, adottando per lo meno una terminologia più scientifica. In base a questa i Karimojong, insieme ai Masai, ai Turkana, agli Hima a ai Tusi, devono essere considerati decisamente negroidi, sebbene con ancestrali influenze caucasoidi. Cessando, quindi, di esistere il termine camitico, cessa anche il termine nilo-camitico. Perciò, le genti precedentemente definite come nilo-camitiche appartengono a quattro gruppi principali: i Kalenjin, i Masai, i Karimojong -Teso e i Bari.
Tali gruppi erano chiamati nilo-camiti anche perché erano considerati mescolanze linguistiche e culturali di Niloti e di Camiti. In effetti, i Camiti in questo caso erano di lingua cuscita.
Recenti studi linguistici mostrano che essi sono fondamentalmente Niloti e ogni influenza lessicale cuscita é del tutto superficiale (i Cuscitifurono una grande famiglia etnolinguistica dell’Africa nord-orientale: vengono designate come Cusciti tutte quelle popolazioni costituenti il substrato etnico più antico dell’Etiopia e delle regioni nordorientali del Sudan, così chiamati dal nome di Kūsh, primogenito di Cam).
Accantonato quindi il criterio di classificazione in base ad elementi fisici, si preferisce oggi definire tali popoli in base ad elementi linguistici, criterio questo ritenuto scientificamente più oggettivo. Una tribù é tale anche perché si sente tale e i suoi membri possiedono una cultura comune ed in particolare un linguaggio comune. Le tribù del resto sono raggruppamenti fluidi, non necessariamente organizzati dal punto di vista politico: alcuni membri vengono persi, altri assorbiti attraverso continui processi di migrazione e di integrazione con i vicini. I linguaggi d’altra parte non sono mai statici: essi continuamente cambiano ed evolvono. Quando una tribù che parla una sola lingua si separa in due parti, anche il linguaggio si differenzia, dal momento che ognuna delle due parti comincia a modificarsi separatamente; quando due gruppi si uniscono, in genere un linguaggio prevale e l’altro muore ed é difficile che emerga un linguaggio realmente ibrido o misto.
L’analisi dei linguaggi africani consente di dividerli in quattro famiglie principali, tra le quali non può essere tracciata relazione (9). Tutte queste quattro famiglie sono rappresentate in Africa orientale. Esse sono:
- la Bantu (che è rappresentata dalla popolazione dell’Uganda meridionale)
- la Nilotica e la Moru-Madi
- la Cuscitica
- la Khoisan.
Della seconda famiglia, la Nilotica e il piccolo gruppo Nyangiya derivano dalla sudanica orientale, mentre la Moru-Madi discende dalla divisione sudanica centrale.
Il gruppo linguistico nilotico si suddivide in tre sottogruppi:
- Niloti di Fiume-Lago
- Niloti delle Pianure
- Niloti degli Altopiani
I Niloti di Fiume-Lago comprendono i Dinka, i Nuer (Sudan) e le genti di lingua Lwoo e più precisamente: gli Alur, gli Acholi, i Labwor, i Palwo, i Jonam, i Lango, i Padhola e i Luo (dal sud-Sudan al nord-Uganda all’ovest-Kenya).
I Niloti delle Pianure comprendono il gruppo Bari, il gruppo Karimojong-Teso e il gruppo Masai. Il gruppo Bari (sud-Sudan e nord ovest-Uganda) comprende le tribù Kuku e Kakwa. Il gruppo Karimojong-Teso (nord est-Uganda, nord ovest-Kenya, sud est-Sudan) comprende i Teso, i Kumam, i Jie, i Toposa, i Dodoth, i Karimojong e i Turkana. Il gruppo Masai (Kenya e Tanzania) comprende i Masai propriamente detti, i Njemps, gli Arusha, i Samburu, i Baraguyu, i Kwavi, i Loikop e gli Humba.
I Niloti degli Altopiani comprendono due grandi famiglie: i Kalenjin e i Tatoga. I Kalenjin (altopiani del Kenya occidentale) si suddividono in Pokot o Suk, Sebei, Nandi, Kipsigis, Kony, Pok, Bungomek, Marakwet, Eljeyo, Tuken, Nyangori e Okiek (o Dorobo). I Tatoga comprendono i Barabaig e gli Ngassa.
Si devono considerare anche i componenti del gruppo Nyangiya, perchè in stretto legame territoriale con i Karimojong. Esso comprende i Tepeth, i Teuso e i Nyangiya propriamente detti. Questi sono gruppi sopravvissuti e non assimilati di popolazioni pre-nilotiche.
Niloti sono senz’altro la popolazione più numerosa della zona di confine tra Uganda e Kenya. Essi hanno avuto una drammatica esplosione in direzione sud negli ultimi mille o duemila anni. Alle popolazioni pre-nilotiche si sono quasi completamente sostituiti i Niloti provenienti dal nord o dal nord-ovest, cioè dal sud-Sudan e dalle zone di confine dell’Etiopia occidentale. Si devono immaginare numerosi movimenti migratori durante tutta l’età dal ferro, quindi durante gli ultimi duemila anni.
I Alcuni dei Niloti con caratteristiche economiche nettamente pastorali possono aver attraversato le pianure e i pascoli settentrionali dell’Africa orientale, sotto forma di ondate di conquista o sotto forma di gruppi di sbandati alla ricerca di terra o di rifugio. Più spesso, però, le migrazioni furono lente e graduali, cioè penetrazioni pacifiche seguite da successivi stanziamenti. A mano a mano che la popolazione cresceva e necessitava di maggiore spazio, le migrazioni e l’espansione riprendevano e nuovo territorio era asservito a campi coltivati, pascoli e villaggi. Queste ricostruzioni sono di natura largamente linguistica e antropologica, dal momento che le tradizioni orali non possono essere di aiuto, dato il periodo troppo remoto.
I Niloti non si espansero nel vuoto. Sul loro cammino trovarono popolazioni di cacciatori che sarebbero entrate in relazione con i nuovi venuti e avrebbero scambiato i loro prodotti. Molti furono assorbiti nelle tribù nilotiche già in grado di produrre cibo; altri mantennero la loro indipendenza, ritirandosi nelle foreste o in regioni meno favorevoli alle coltivazioni e agli allevamenti. Tra questi si possono annoverare i Tepeth e i Teuso in Uganda, i Sanye e i Dorobo in Kenya e in Tanzania.